domenica 6 maggio 2007

mi ricordo


Ei fu, siccome immobile
dato il mortal respiro
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro....
poi c'è qualcosa con il nunzio e l'uom fatale ma non ci arrivo.
Ma mi ricordo il piacere che provavo nel saperla tutta a memoria. Era alle medie forse. Quando si aveva il tempo di imparare le poesie.
lapo

4 commenti:

Francesco Bartoletti ha detto...

Aiutami a di' lunga


Ei fu. Siccome immobile,

dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
5 così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all'ultima

ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile
10
orma di pie' mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio

vide il mio genio e tacque;
15
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio

20
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.
25
Dall'Alpi alle Piramidi,

dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
30
dall'uno all'altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri

l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
35
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida

gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile
40
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria

maggior dopo il periglio,
45
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.
Ei si nomò: due secoli,

50
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.
55
E sparve, e i dì nell'ozio

chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
60
e d'indomato amor.
Come sul capo al naufrago

l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
65
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo

delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
70
narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito

morir d'un giorno inerte,
75
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili

80
tende, e i percossi valli,
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
85
Ahi! forse a tanto strazio

cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
90
pietosa il trasportò;
e l'avvïò, pei floridi

sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
95
dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica

Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
100
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri

sperdi ogni ria parola:
105
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.

lapo scotti ha detto...

non te le la ricorderai a memoria spero......
lapo

Anonimo ha detto...

io questa poesia la inchioderei al muro...con cento chiodi.
Il personaggio di raz nel film sono io......
lapis guarda le mail
ciao

Francesco Bartoletti ha detto...

sie